Istruzione

Tagli alla Sanità: ecco quali sono i numeri in gioco e chi ha ragione



Continua il braccio di ferro tra Regioni e Governo sugli 1,2 miliardi di “taglio” o “rimodulazione” – a seconda delle versione che si sceglie – destinati alla messa in sicurezza sismica degli ospedali e finiti al centro di uno scontro in queste ultime settimane . I fondi sono previsti dal Pnrr e in particolare dal Piano nazionale complementare (una versione italiana del Piano europeo). Ma chi ha ragione tra i due contendenti? E quali sono i reali numeri davvero in gioco?

I fondi definanziati dal Governo e la soluzione proposta

Dopo una prima levata di scudi le Regioni all'unanimità sono tornate nei giorni scorsi a insistere con la richiesta di rivedere la misura inserita nell'ultimo decreto Pnrr (il quarto) – atteso in aula alla Camera il prossimo 12 aprile – e si dice pronta a bussare alla Corte costituzionale. La misura che ha suscitato da subito mille polemiche definanzia i fondi per la sicurezza sismica degli ospedali previsti nel Piano nazionale complementare del Pnrr e indica come strada alternativa – per salvare questi interventi di messa in sicurezza di strutture sanitarie spesso molto fatiscenti – quella di attingere alle risorse non ancora impiegate del Fondo ordinario per l'edilizia ospedaliera: si tratta del cosiddetto Fondo articolo 20 dalla legge di bilancio che nel 1988 per prima volta lanciò un piano pluriennale per l'edilizia ospedaliera da oltre 30 miliardi e che secondo l'Esecutivo non risulta impegnato per 2,2 miliardi anche a causa di procedure spesso complicate e burocratiche. Somme residui che per il Governo possono essere appunto usati per coprire lo spostamento dei fondi dal Pnrr, mantenendo dunque gli interventi previsti.

La protesta delle Regioni che vogliono la restituzione dei fondi

Ma i Governatori come detto sono tornati a protestare chiedendo ufficialmente in una Conferenza delle Regioni il ritiro della misura: in particolare l'abrogazione della norma del decreto Pnrr che taglia 1,2 miliardi alle regioni relativi a circa 200 interventi per la sicurezza sismica delle strutture ospedaliere, o un impegno formale per la reintegrazione dei fondi. Se questo non dovesse avvenire le regioni sono pronte a rivolgersi alla Consulta.

«Utilizzeremo tutti i canali della collaborazione e anche quelli di non collaborazione, se necessario, per tutelare il più possibile il Servizio sanitario nazionale. Da un'interlocuzione informale abbiamo visto un'apertura del governo», ha sottolineato ieri il presidente delle Regioni Massimiliano Fedriga. Insomma per le Regioni questi fondi sono stati essenzialmente sottratti e vanno restituti e attingerli dal fondo ordinario dell'edilizia ospedaliera per loro non è una strada possibile perché sono soldi già prenotati in base ad accordi di programma che ogni Regione sigla con il Governo o comunque nella disponibilità della programmazione regionale.

Il nodo delle risorse residue e la possibilità di spenderle

Netta anche la risposta del Governo con il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto: «il Governo non ha applicato alcun taglio alle risorse destinate alla sanità ma, al contrario, ha salvaguardato tutti gli interventi programmati, ed è ora impegnato, insieme alle Regioni, nell'attività di monitoraggio degli interventi per assicurarne la tempestiva realizzazione».



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