‘La pietà di Gaza’, il dolore universale della guerra nella potenza evocativa di uno scatto
Lo scatto di Mohammed Salem (Reuters).
Una donna con una lunga veste blu e il capo velato, rannicchiata a terra, string a sé il corpicino senza vita di una bambina, chiuso dentro un lenzuolo bianco, come vuole la tradizione islamica per i defunti. La donna ha la testa china sulla bambina, appoggiata sul braccio, piegata dal dolore struggente. Abbraccia la piccola quasi come se volesse proteggerla, tenerla con sé. E' una donna palestinese di Gaza, ha 36 anni, si chiama Inas Abu Maamar, e la piccola tra le sue braccia è Saly, la nipotina di 5 anni, morta durante un attacco missilistico israeliano nel quale sono morte anche la madre e la sorella . La foto è stata scattata all'ospedale Nasser di Khan Younis, nel Sud della Striscia di Gaza, il 17 ottobre 2023. Il fotografo, Mohammed Salem, lavora per l'agenzia Reuters. E con questo scatto ha vinto il riconoscimento “La foto dell'anno” del World Press Photo 2024, il più prestigioso premio al mondo di fotogiornalismo, fondato nel 1955.
La foto si intitola “Una donna palestinese abbraccia il corpo di sua nipote”, il fotografo ha spiegato di averla scattata solo pochi giorni dopo che sua moglie aveva partorito e la descrive come “un potente e triste momento che riassume il più vasto senso di ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza”. Un'immagine composta e struggente. Di Inas Abu Maamar non vediamo il volto, le lacrime. Della bambina vediamo solo l'involucro bianco. Dello scatto di Salem, fotoreporter già premiato in passato per i suoi lavori sul conflitto israelo-palestinese, la giuria del premio ha elogiato la cura, la delicatezza rispettosa nel ritrarre in modo evocativo un momento di indicibile dolore. Questa foto, ha detto la giuria, offre uno “sguardo metaforico e letterale su una perdita inimmaginabile”.
Un'immagine che, come molti hanno osservato, ricorda la Pietà di Michelangelo, per questo ribattezzata “La pietà di Gaza”. Racchiude la tragedia della popolazione civile della Striscia di Gaza, dove si calcola che ad oggi, dopo sei mesi di guerra, siano morte più di 32mila persone. Mamma evoca un dolore universale, quello che ogni conflitto o situazione interna di violenza in ogni angolo del pianeta porta inevitabilmente con sé.
Tra gli altri riconoscimenti del World Press Photo, il premio “La storia dell'anno” è andato alla la fotoreporter sudafricana Lee-Ann Olwage per il suo progetto Valim-babena che racconta pregiudizi e stigmatizzazioni che colpiscono le persone che soffrono di demenza in Madagascar. Il premio “Progetto a lungo termine” è stato vinto dal venezuelano Alejandro Cegarra che ha raccontato il dramma dell'immigrazione in Messico dai Paesi centro e sudamericani. Il riconoscimento “Open format” è andato al progetto di Julia Kochetova sulla guerra in Ucraina.
(Nella foto sopra, lo scatto di Mohammed Salem che ha vinto il World Press Photo 2024)