Il piano internazionale per ricostruire Gaza: porto, reti, università e lo Stato ai palestinesi
Un porto offshore su un'isola artificiale, l'aeroporto, 540mila unità abitative; 160mila nuovi posti di lavoro e un Pil procapite da 9mila dollari, quello di un Paese a medio reddito. Commercio, industria, urbanistica, connettività terrestre, alta velocità ferroviaria e 5G; desalinizzazione ed energia rinnovabile, cuore di una mega-regione economica a metà strada fra l'Eurasia e l'Africa.
Apparirà strano descriverla così ma è della Striscia di Gaza che si sta parlando: come sarà nel 2050 alla fine della sua ricostruzione, dopo un cammino graduale che prevede cose più urgenti da fare entro il 2030: eliminare le distruzioni lasciate dalla guerra e ripristinare le infrastrutture basiche; entro il 2040: abbattere le barriere che avevano fatto di Gaza una gabbia e sviluppare la connettività regionale. Fino al 2050, quando gli abitanti della Striscia ei palestinesi della Cisgiordania, insieme nel frattempo sono diventati 13 milioni, godranno i benefici degli scambi regionali e internazionali della mega-regione levantina.
Il progetto che definire ambizioso sarebbe un eufemismo, si chiama Palestina emergente. È stato creato a Londra da «una coalizione pro-bono» di oltre un centinaio di leader di aziende private e qualcuna pubblica, architetti, ingegneri, urbanisti, istituzioni finanziarie e società civile: palestinesi locali, della diaspora, europei e americani. www.palestine-emerging.org.
Il suo primo atto formale è stata la pubblicazione di un rapporto, “Economic Reconstruction & Development”, che indica i settori d'intervento: stabilizzazione economica, reti infrastrutturali, patrimoni sociali, soft power, società civile, crescita economica. Il rapporto spiega come sarà Gaza fra 26 anni con Palestine Emerging e come senza. Fra tutti gli interventi previsti, alcune sono considerazioni cambio di giocoi temi di svolta per il successo del progetto: per esempio il Gaza/West Bank link, il Gaza Island Port, l'autonomia idrica, il network 5G.
La guerra
Al momento qualche importante problema impedisce l'avvio del progetto: c'è una guerra, i palestinesi muoiono sotto le bombe o fanno la fame, gli estremisti di Hamas sono ancora trincerati fra le macerie e nei tunnel. E Israele non ha intenzione di riconoscere uno Stato palestinese, senza il quale non potranno esistere inter-connettività né mega-regione. Quasi come incipit di Palestine Emerging, gli autori insistono nell'affermare «consapevolmente» che «abbiamo scelto di non indicare precondizioni politiche».