Economia Finanza

La rivolta delle Canarie: “Basta turismo di massa”


Per gli italiani le Canarie sono un paradiso da sognare per vacanze e pensione. Ma per gli abitanti delle otto isole il turismo di massa è un incubo. E la situazione è degenerata tra voli low cost e strutture turistiche sempre più mastodontiche. Tanto che ieri i canarini sono scesi in piazza per chiedere una frenata sul «meccanismo infernale» che sta rovinando casa loro.

Le venti associazioni che hanno promosso la manifestazione denunciano «un sistema di organizzazione sociale e politica che depreda il suolo, inquina le acque, distrugge il patrimonio culturale ed è dannoso, in generale». Il gruppo, come riferisce El Pais, propone alcuni tavolozzi per rendere più umana la situazione: una moratoria sul turismo, una regolamentazione dell'edilizia abitativa, controlli sugli affitti per le vacanze e limiti all'acquisto di case da parte di non residenti. E anche un'ecotassa turistica che reinvesta i proventi nella cura degli spazi naturali o nella creazione di posti di lavoro verdi.

L'organizzazione ha indetto proteste in altre città spagnole ed europee come Granada, Barcellona, ​​Madrid, Malaga, Berlino e Londra. «Non si tratta in alcun modo di turismofobia. Se c'è una fobia è la cattiva gestione del modello e della politica turistica di continua crescita che si segue nelle Isole Canarie e che consideriamo totalmente sbagliata e fallita, con la conseguente distruzione del nostro territorio e la perdita di biodiversità» si legge sui volantini dell'associazione degli Amici della Natura di Tenerife.

«Il turismo di massa genera molti soldi» ha affermato giovedì Enrique Reina, uno dei portavoce del movimento, in una conferenza stampa a Maspalomas (Gran Canaria), «dobbiamo chiedere a scapito di cosa e chi è». Il presidente delle Isole Canarie, Fernando Clavijo, ha assicurato che la sfida demografica nell'arcipelago deve indurre a pensare a un modello per il futuro. Il presidente dell'associazione dei datori di lavoro delle Canarie, Pedro Ortega, ha aperto ufficialmente «un periodo di riflessione» sul modello turistico, «motore della nostra economia» poiché il 40% dei lavoratori delle isole dipende direttamente dal turismo.

Le Isole Canarie chiuse hanno il 2023 con un fatturato turistico di 22 miliardi, il più alto della sua storia, con oltre 16 milioni di visitatori (è la terza comunità autonoma per numero di turisti). Nelle isole, però, si concentrano molti dei problemi che affliggono tutte le destinazioni del turismo di massa: gli stipendi sono i secondi più bassi del Paese (1.

630 euro al mese in media), hanno il terzo tasso di disoccupazione più alto (16,2%), il secondo tasso di inflazione più alto (3,5%, rispetto al 3,2% a livello nazionale) e il secondo tasso di rischio di povertà più alto (26,1%).



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