Trudie Styler: “Napoli esempio di cambiamento”
“Napoli esempio di cambiamento, Puntura ed io a Napoli abbiamo visto come la bellezza risolleva una intera comunità. Padre Antonio Loffredo per noi è stato come il pifferaio magico di Hamelin alla scoperta della rivoluzione del rione Sanità”. Trudie Styler racconta l'amore per Napoli alla “Repubblica delle Idee” nel corso dell'incontro “L'arte della ri-generazione delle comunità” nella Cappella Palatina.
Partecipa il presidente e fondatore de “L'altra Napoli” Ernesto Albanese, Susy Galeone della cooperativa La Paranza, l'artista Jagoselezionato al Tribeca Film Festival di Robert De Niro con il film “Jago Into the White” di Luigi Pingitore, padre Antonio Loffredo, ex parroco alla Sanità, direttore del Museo diocesano diffuso e direttore delle Catacombe di Napoli. Un incontro moderato dalla vicedittrice di Repubblica, Concita Sannino.
Trudie Styler ha girato a Napoli il documentario “Posso entrare? Un'ode a Napoli”, prodotto da Mad Enterteinment. Nel film, Sting canta con i detenuti del carcere di Secondigliano per il progetto Metamorfosi e suona una chitarra realizzata con il fasciame dei barconi con i quali i migranti si imbarcano nel viaggio della speranza verso le sponde del Mediterraneo.
“Tutte le strade portano a Padre Antonio – dice Styler- qui i ragazzi spesso sono cresciuti con un solo genitore in condizioni caotiche, hanno bisogno di regole e orizzonti nuovi, e crescono con la musica, imparano a suonare uno strumento musicale nel Sanitaensemble. Anche questo significa ricostituire una comunità”.
Ernesto Albanese con L'altra Napoli da 20 anni immagina nuove strade per dare una possibilità ai ragazzi che vivono condizioni di difficoltà: “La città è profondamente cambiata, è molto cool, è piena di turisti. Ma ci sono ancora profonde diseguaglianze , soprattutto nelle fasce giovanili che si riflettono nell'aumento della dispersione scolastica. Non ci dobbiamo rassegnare, dobbiamo recuperare almeno due generazioni, lo Stato da solo non ce la fa, esistono degli eroi quotidiani che si lavorano dei ragazzi, esiste una rete, c'è gente in prima fila, pagato poco spesso e in ritardo, ci sono i volontari: il terzo settore siamo noi. Ognuno può dedicare un po' del proprio tempo e competenze per aiutare gli altri. Non servire essere ricchi per farlo.