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Washington, 11 lug. (Adnkronos) – Al fianco di Kiev, in barba a chi, anche in casa -leggi Matteo Salvini-, getta ombre sull'invio di armi all'Ucraina. Giorgia Meloni, nel suo primo intervento al vertice Nato di Washington, rassicura gli alleati, e dice forte e chiaro che l'Italia non si fermerà di un millimetro, perché senza il sostegno all'Ucraina sarebbe “il caos”.
L'Italia c'è stata e ci sarà, ma il sostegno deve “essere mirato ed efficace”, mette in chiaro il presidente del Consiglio, “evitando duplicazioni”, perché -il ragionamento- “96 cittadini dell'Unione Europea su 100 sono anche i cittadini di una Nazione della Nato e il bilancio nazionale al quale aspiriamo è sempre lo stesso”. Vale a dire che ogni invio, ogni singolo aiuto, verrà ottimizzato, ricorrendo al miglior coordinamento Nato-Ue.
Lo stesso è arrivato appunto anche da altri leader al tavolo -spiegano fonti italiane- con l'obiettivo chiaro di non vanificare gli sforzi. Nel suo intervento, nello stesso edificio che 75 anni fa segnava la firma del trattato, Meloni ricordava come la Nato confermasse “l'Alleanza più affidabile e coesa della storia: ha contribuito ad assicurare sicurezza e libertà alle nostre Nazioni”.
E anche oggi, a distanza di 75 anni, l'Alleanza è un faro nel buio generato da tempi cupi. “La nostra unità e la nostra determinazione sono, oggi, i beni più preziosi che abbiamo – dice il presidente del Consiglio -, e su questo possiamo permetterci solo passi in avanti”. Che si compiono anche rafforzando la capacità militare dell'organizzazione: “la difesa dell'Ucraina dipende anche dalla capacità di deterrenza dell'Alleanza, e dal rafforzamento della sicurezza delle nostre nazioni, sulla quale dobbiamo continuare ad investire”. Da qui la rassicurazione agli alleati che l'Italia farà la sua parte, nonostante l'affare sui conti pubblici.
“La traiettoria della spesa per la difesa dell'Italia nel 2024 è in aumento – chiarisce il premier -. Il 2% è tra i nostri obiettivi, ma non è l'unico. Dobbiamo anche lavorare per un'industria di difesa innovativa e competitiva”. Ma se l'Italia assicura la volontà di onorare gli impegni e di non arretrare sul sostegno a Kiev, chiede anche con la forza di non essere lasciata solo sul fronte sud.
“Se noi siamo in prima linea a difesa degli alleati orientali – ha detto infatti il presidente del Consiglio -, non possiamo essere lasciati soli nella difesa del fronte sud dell'alleanza. È ugualmente fondamentale nel contesto della minaccia ibrida e globale che affrontiamo”. Il disco verde dell'Alleanza a un rappresentante speciale per il Sud è dunque sì “una buona notizia”, ma anche un “punto di partenza”.
A margine dei lavori del vertice, il premier ha avuto un bilaterale con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, con cui ha parlato anche di migranti. Poi il ritorno al St Regis, cambio di abito e corsa alla Casa Bianca per la cena di gala offerta dal Presidente Joe Biden -che oggi l'ha accolta con il suo calore, cingendola nella foto di rito con il segretario generale della Nato di Jens Stoltenberg
È lui l'osservatorio speciale di questo vertice Nato, dove tutti si interrogano sul suo futuro e dove si teme il fantasma di un ritorno di Donald Trump. “Noi siamo amici degli Stati Uniti indipendentemente da chi è stato, è o sarà il Presidente degli Stati Uniti – ha messo in chiaro oggi, in un punto stampa, il vicepremier e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani – Siamo stati amici degli Stati Uniti con Bush, con Reagan, Clinton, Obama, Trump, Biden. Il nostro è un rapporto con gli Stati Uniti e guai se fossimo amici della corrente alternata”.