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Francia, niente accordo a sinistra. L’accusa del partito di Mélenchon: “I socialisti bloccano”


PARIGI – Una settimana dopo il votola sinistra francese cerca ancora un accordo unitario per indicare un nome di primo ministro. I l Nuovo Fronte Popolarearrivato in testa come un certo numero di deputati anche se lontano dalla maggioranza assoluta, aveva promesso di trovare un'intesa entro lo scorso fine settimana, ma i negoziati si sono arenati tra divisioni e veti incrociati. Il coordinatore della France Insoumise, Manuel Bompardaccusa ora il partito socialista di «opporsi a un rifiuto costante e continuo a tutte le proposte sul tavolo».

Bompard – braccio destro di Jean-Luc Mélenchon – critica il segretario dei socialisti, Olivier Faure di fare “un'opposizione totale a ogni proposta diversa da quelle che sono in uscita dal suo partito”. La France Insoumise annuncia quindi il ritiro dei negoziati che al momento sono stati interrotti. Tra gli ultimi nomi proposti ci sono quelli del presidente della regione della Réunion, Uguette Belloe della sindaca di Lille e figlia di Jacques Delors, Martina Aubry. Sulla prima, avanzata dal Partito comunista e poi appoggiata dalla France Insoumise, Faure ha detto di non essere stato contrario, ma che «i socialisti ritengono che il partito che ha vinto le elezioni europee a sinistra, è il partito socialista». Faure allude al risultato della lista guidata da Raffaello Glucksmann che ha ottenuto il 14 per cento, mentre la lista della sinistra radicale era arrivata al 9 per cento. Sulla Aubry, secondo i socialisti, il rifiuto è venuto dallo stesso sindaco di Lille.

Faure, che aveva dichiarato di essere candidato alla carica di premier, sostiene che “non si tratta di una questione personale”. “Nella settimana appena trascorsa abbiamo proposto altri socialisti” spiega il segretario del Ps. Tra i nomi che circolano anche quello di Boris Vallaudcapogruppo dei socialisti all'Assemblea Nazionale. Faure ha ipotizzato la ricerca di una candidatura nella società civile e ha promesso di raggiungere un'intesa entro questa settimana. Nel frattempo, i cinque dissidenti della France Insoumise, usciti dal partito in disaccordo con Mélenchon, hanno deciso di unirsi al gruppo ecologista. Tra di loro anche Francois Ruffin e lalessico Corbière.

Giovedì si insedia la nuova Assemblea Nazionale con i 577 deputati eletti che dovranno eleggere il presidente della Camera. Yaël Braun-Pivet, macronista e presidente uscente, cerca un bis ma stanno già emergendo altri candidati, tra cui Charles de Courson che guida un gruppo indipendente Liot e gode di appoggi trasversali tra gli schieramenti.

Emmanuel Macron ha già fatto sapere di voler aspettare la «strutturazione» dell'Assemblea per prendere qualsiasi decisione in merito al futuro premier. Il capo dello Stato ha spiegato in una lettera ai francesi diffusa sui quotidiani locali di voler costituire un esecutivo di larghe intese che non sia limitato solo al Fronte Popolare che – secondo l'Eliseo – non ha sufficienti deputati per governare. L'idea di Macron è anche escludere le “ali estreme” dell'emiciclo: il Rassemblement National ma anche la France Insoumise.

Domani Gabriele Attal assegnerà le dimissioni in consiglio dei ministri ma resterà in carica per i soli affari correnti, durante il periodo altamente sensibile delle Olimpiadi che comincia tra appena dieci giorni. Un passaggio istituzionale che impedisce qualsiasi sfiducia contro il governo e consente ad Attal di non dover rinunciare al ruolo di deputato nell'Assemblea insieme agli altri ministri eletti nelle ultime legislative. Il premier vuole infatti svolgere un ruolo nella battaglia parlamentare che si apre. E' stato eletto sabato leader dei deputati macronisti. Il gruppo parlamentare del Rinascimento è stato ribattezzato “Ensemble pour la République”.

In mezzo all'incertezza politica, una cosa è certa per la futura squadra di governo: dovrà occupare dei conti pubblici in rosso. In un denso rapporto, la Corte dei Conti presieduta da Pierre Moscovici traccia un quadro preoccupante: il deficit pubblico è salito a 154 miliardi di euro nel 2023, rispetto a 125,8 miliardi nel 2022. La Francia, su cui la Commissione Ue ha aperto una procedura di infrazione, aveva un deficit di bilancio del 5, 5% del Pil nel 2023, in aumento rispetto al 4,8% del 2022. Il governo di Macron si è impegnato a rispettare il limite del 3% entro il 2027, ma le prospettive sono state complicate dal nuovo contesto politico. La necessità di ridurre il debito è un “imperativo”, ha avvertito Moscovici, e dovrà essere “condivisa” da tutte le forze politiche, qualsiasi sia il prossimo esecutivo.



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