Londra vota: “Sì alla morte assistita”
L'Inghilterra verso la legalizzazione della morte assistita. Con soli 55 voti di scarto, ieri il Parlamento britannico ha votato a favore della proposta di legge presentata dal parlamentare laburista Kim Leadbetter, supportata dalla maggioranza della pubblica opinione. Il governo non era coinvolto nella redazione della mozione e aveva lasciato libera coscienza di voto ai suoi deputati, ma da mesi era chiaro che la Camera sarebbe arrivata completamente divisa alla votazione finale, tanto che fino all'ultimo nessuno, nemmeno tra i maggiori media, aveva osato spingersi a fare un pronostico. Perché diventi esecutiva, in Inghilterra e Galles, ci vorranno ancora parecchi mesi e molto probabilmente la legge finale porterà con sé parecchi emendamenti, ma al momento la proposta votata ieri consente agli adulti malati a cui sono stati diagnosticati meno di sei mesi di vita il diritto di morire, una volta che la loro richiesta sia stata sottoscritta da due medici e dal giudice dell'Alta Corte.
Una decisione storica, raggiunta dopo un dibattito informato di cinque ore, che avrebbe potuto durare anche il doppio visto l'altissimo numero di richieste d'intervento. E alle nostre 15.15, quando i deputati hanno iniziato a votare, fuori da Westminster due ali di folla, di opposte vedute, aspettavano dalla mattina presto di sapere chi avrebbe vinto, se si può parlare di vittoria. Perché, comunque la si pensi, la materia prima messa in discussione erano la vita umana, la sofferenza dei malati, il senso di dolore e spesso d'impotenza delle famiglie lasciate spesso sole nella cura dei propri cari. E non poteva essere che densa d'emotività anche le reazioni emerse subito dopo la lettura del voto, fuori e dentro la Camera. Nascondeva le lacrime Kim Leadbetter, sorella di Jo Cox, anche lei parlamentare del Labour, assassinata da uno squilibrato durante un incontro con i suoi elettori. E fuori si abbracciavano i rappresentanti delle associazioni che da tempo immemorabile si battevano per il diritto a morire. «Questa legge offre finalmente a ognuno la possibilità di scegliere» ha dichiarato la giornalista televisiva Esther Louise Rantzen, che un anno fa riaccese i riflettori sulla questione, dopo aver rivelato di avere un cancro in stadio terminale. «Coloro che non vogliono la morte assistita, né prendere parte a una simile decisione, possono farlo – ha aggiunto – possono chiamarsi fuori, non scegliere di mettere fine alla propria vita in questo modo. Quindi, la legge offre una scelta equa a tutti, qualsiasi sia il credo religioso». Il Primo Ministro Starmer aveva chiesto al sua esecuzione di non schierarsi, ma lui stesso, all'inizio, una posizione l'aveva presa, promettendo proprio alla Rantzen di occuparsi del problema. E difatti ha votato a favore della proposta, insieme al cancelliere Rachel Reeves. Tra i contrari invece, la leader dell'opposizione Tory, Kemi Badenoch, la vice di Starmer Angela Rayner e il ministro per la Sanità Wes Streeting.
Significativa la presa di posizione di quest'ultimo: «Questa proposta, se portata avanti, rischiando di avere delle implicazioni relative all'uso dei fondi del Servizio sanitario Nazionale» aveva dichiarato a Times Radio, facendo capire che al momento la Sanità pubblica, già in affanno, non è assolutamente attrezzata per affrontare anche questa problematica in modo efficiente e organizzato.