Economia Finanza

Musk all'attacco di Starmer. E Zuckerberg apre a Trump: un repubblicano guida Meta




Dalla minaccia trumpiana di far arrestare Mark Zuckerberg alla nomina di un trumpiano ai vertici di Meta. Le scintille tra il leader repubblicano Donald Trump e il fondatore e Ceo della società madre di Facebook, Instagram, Whatsapp e Messenger sono ormai definitivamente archiviati. Dopo che Zuckerberg ha donato 1 milione di euro al fondo per l'insediamento del presidente eletto degli Stati Uniti a metà dicembre, da ieri c'è un altro tassello che si aggiunge al puzzle della riconciliazione ed è la scelta del colosso del tech Meta di nominare a capo del team degli Affari Globali, (incarico che in passato Zuckerberg ha definito pari al suo), un ex membro del Partito repubblicano, già vice capo dello staff della Casa Bianca durante la presidenza di George W. Bush e soprattutto uomo vicino a Trump.

Joel Kaplan, 56 anni, laurea ad Harvard, è il più repubblicano del team Meta. Rodato nel ruolo di vice, è stato l'artefice dell'ingresso di diversi conservatori nei posti chiave dell'azienda, ha difeso gli interessi dei siti web di destra e ha lavorato per evitare che, nella battaglia contro le fake news, Fb prendesse troppo di mira profili e gruppi conservatori. Kaplan diventerà il numero uno sostituendo Nick Clegg, l'ex vicepremier britannico ed ex leader dei liberaldemocratici inglesi. Un conservatore al posto di un progressista. Tutto ciò proprio mentre Elon Musk, proprietario di X e uomo chiave della nuova amministrazione Trump, continua a mettere il naso nella politica europea, dalla Germania alla Gran Bretagna all'Italia, provocando non poche polemiche. Nelle ultime ore, grazie al suo contributo, si è riaccesa una campagna ferocissima contro il primo ministro inglese Keir Starmer, laburista, accusato di «complicità» negli abusi sessuali compiuti per anni su ragazze e ragazze da gang di pedofili di origine asiatica in Inghilterra, quando Starmer era procuratore capo del Crown Prosecution Service. «Favorisco lo stupro dei bambini» è stato uno dei tweet, con tanto di foto del premier inglese, rilanciato su X da Musk, uno dei 60 diffusi da martedì dall'imprenditore contro il governo di Londra. Anche in Germania non si ferma la polemica sull'endorsement del proprietario di Tesla al partito dell'ultradestra AfD. Andrà in onda giovedì 9 gennaio l'intervista di Musk, nominato da Trump capo del nuovo Dipartimento per l'efficienza del governo Usa, alla leader e candidata cancellatrice di AfD, Alice Weidel.

Dopo il cancelliere Olaf Scholz, che nel discorso di fine anno ha invitato i tedeschi a non far decidere del proprio futuro «i padroni dei social» in vista delle elezioni del 23 febbraio, anche il candidato cancelliere dei Verdi, Robert Habeck, ha lanciato il il suo messaggio forte e chiaro. «Giù le mani dalla nostra democrazia, signor Musk!», è stato l'invito rivolto dalle pagine dello Spiegel.



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