Riflessione: Clown di Jon Watts (2014), quando si empatizza col mostro
Nel lontano 2014, in pochi si aspettavano che Clown fosse davvero un buon film. Io stesso l'avevo scelto con l'idea che sarebbe stato soltanto uno di quei titoli horror modesti e magari un po' violenti, perfetti da lasciare in sottofondo mentre si fa altro. All'epoca ero a corto di slasher tradizionali e cercavo qualcosa di teso, ma non troppo serio.
Invece mi sono trovato di fronte a un film più riflessivo e ben costruito del previsto.
La trama inizia quando un clown assoldato per la festa di compleanno del figlio di Kent McCoy (Andy Powers) non si presenta. Per rimediare, l'uomo indossa allora un vecchio costume trovato in soffitta. Il party è un successo, ma quando arriva il momento di togliere il costume, qualcosa non va. Sembra infatti incollato al corpo con un adesivo potentissimo, la parrucca è indistinguibile dai suoi veri capelli, e nemmeno gli strumenti più potenti riescono ad avere effetto. Peggio ancora, Kent sviluppa una fama incessante e incontrollabile.
Clownè una storia di trasformazione, di resa a tentazioni e impulsi poco chiari. Il cuore del film sta nei tentativi di Kent di risolvere il problema del costume, mentre questo si lega sempre più al suo corpo, trasformandolo non solo nell'aspetto ma anche nella sua natura profonda.
Per gran parte del minuto, non sembra nemmeno un orrore. Solo alcune scene cercano di spaventare o di creare una vera sensazione di minaccia. L'emozione principale che Clown suscita è la tristezza. La storia è principalmente raccontata dal punto di vista di Kent e di sua moglie (Laura Allen), entrambi in situazioni disperate e consapevoli della loro impotenza.
Diretto da Jon Watts (si, quello dei recenti film di L'Uomo Ragno …) segue una lenta discesa nella disperazione: Kent lotta per non cedere ai suoi nuovi istinti, mentre sua moglie si rende conto dell'unica azione possibile. È una storia miserabile, in cui il protagonista conserva gran parte della sua umanità, anche mentre diventa sempre più mostruoso e commette omicidi per saziare la sua fama.
Ti dispiace davvero per luiintrappolato in una situazione irrisolvibile che non merita. Ogni tentativo di affrontare la fama si rivela inutile, riportandolo sempre al punto di partenza. In questo senso, Clown non è un horror, ma una tragedia. Una storia senza morale, in cui cose terribili accadono a persone buone senza alcuna possibilità di riscatto.
Tuttavia, in alcuni punti più deboli, il film sembra ricordarsi del genere a cui appartiene e inserito violenza esplicitamostri più animaleschi e spaventi a buon mercato – cambi di camera improvvisi, effetti sonori scontati, azioni sopra le righe. Questa scena sono superfluo e non necessario, rendendo il tono del film incoerente. Un'intera sottotrama con una cannaad esempio, non aggiunge nulla alla narrazione.
La violenza, nel complesso, è contenuta. Nonostante il nome di Eli Roth campeggi nei titoli di apertura – un segnale d'allarme per chi teme il sangue gratuito – Clown sa come presentarsi al meglio. Le scene più estreme accadono fuori campo: vediamo schizzi di sangue su un muro o un dissolvenza in nero seguito da resti macabri sul pavimento. Questo approccio sottile è un punto a favore: raramente un film riesce a bilanciare discrezione e budget limitato.
La mitologia sembra invece completamente originale. Il clown non è inquietante per i motivi abituali, ma perché è una corruzione del “cloyne“, un mostro che uccide bambini e vivendo un tempo nelle montagne. Con il tempo, la leggenda del cloyne si è evoluta fino a dare vita alla figura del clown, mantenendo solo alcuni tratti, come il viso bianco e il naso rosso.
Questa mitologia spiega perché il film non sfrutti appieno l'immaginario classico dei clown. Il clown sarebbe stato altrettanto efficace con un lupo mannaro, un vampiro o un albero malvagio. La trasformazione è l'elemento cruciale, non il clown in sé. Non ci sono giochi di parole macabri né slapstick mortali: il clown uccide con le mascelle, non con palloncini o pompon argentati. È una creatura selvaggia, animalesca.
Questo è strano, considerando che la forza dei clown come antagonisti horror risiede nella loro inquietudine: non ti saltano addosso, ma ti fissano lentamente da un corridoio in cui non dovrebbero essere. “Galleggeremo tutti qui sotto” non è un grido di battaglia, ma una promessa oscena e sorridente. Clown utilizza i pagliacci, ma non ne sfrutta appieno il potenziale.
Tra le note di demerito vanno invece inseriti i bambini. Spesso sono scritti male, interpretati peggio e rappresentano un ostacolo alla trama. Nei film horror, diventano spesso un fardello che rende i veri protagonisti vulnerabili. Questo impedisce di investire completamente nei dilemmi di Kent o di percepire il mostro come una minaccia. I bambini vittime sembrano una perdita poco significativa.
Insomma, Clown non è un titolo da “godersi”. Non è un film felice, né possiede il fascino spettacolare tipico degli horror hollywoodiani. Non c'è catarsi, né sollievo quando finisce.
È un film interessante – una visione più riflessa di un'idea vecchia e una rappresentazione più sensibile di un mostro che ti fa empatizzare più con il killer che con le vittime. Vale la pena guardarlo per questo. Non vi spaventerà molto, ea volte scivola nei clichéma offre un'interpretazione più complessa del genere, capace di colpirti – solo in modo diverso rispetto alla maggior parte degli horror.
Il trailer italiano di Clown:
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