Le fasi, i corridoi, gli ostaggi: cosa sappiamo del piano di tregua a Gaza
Mentre gli ultimi dettagli per il cessare il fuoco tra Israele e Hamas vengono discussi, in Medio Oriente sembra sempre più vicina l'ora X. I negoziati, mediati da Qatar, Egitto e Stati Uniti, sembrano procedere spediti dopo mesi di tentativi falliti di raggiungere una svolta, e con un ampio consenso da entrambe le parti. Man mano che passano le ore, la bozza trapelata del Piano per Gaza sembra arricchirsi di nuove sfumature e condizioni poste sia da Israele che Hamas.
Durante la prima fase della tregua, che durerebbe circa sei settimaneHamas si rilascerà 33 ostaggi nominatila maggior parte dei quali Israele ritiene siano vivi, ha affermato un funzionario israeliano, che ha chiesto l'anonimato. Israele, in cambio, è disposto a rilasciare centinaia di prigionieri palestinesi, ha affermato il funzionario, ma il numero dipende dalla quantità degli ostaggi sono ancora vivi.
Su questo primo punto pare ci siano già degli emendamenti: la leadership di Hamas ha già fatto sapere che, dopo questi 33 ostaggi, rilascerà quelli che restano soltanto se e quando finirà il conflitto. Benjamin Netanyahumette le mani avanti, già promettendo che la sua campagna a Gaza andrà avanti fino alla “vittoria totale“, cioè finché il movimento islamico non sarà annientato. E qui giocherà un ruolo chiave Mohammad Sinwarleader ombra dell'organizzazione.
Grande incertezza regna invece sul famigerato Corridio di Netzarim: non c'è ancora certezza sulle modalità e sulle quantità del ritiro di soldati israeliani. Dalle prime indiscrezioni circolate oggi, l'accordo consentiràbbe a Israele, durante la prima fase, di mantenere il controllo del Corridoio Filadelfiada cui Hamas aveva inizialmente chiesto il ritiro di Israele. Tuttavia, le Idf si ritireranno con più certezza dal primo, nella parte centrale di Gaza.
La seconda fase iniziare 16 giorni dopo, concentrandosi sui negoziati per liberare i prigionieri rimasti. La fase finale affronterà accordo a lungo terminetra cui un governo alternativo ad Hamas a Gaza e gli sforzi di ricostruzione. Infine, la terza fase dell'accordo prevede che i corpi degli ostaggi deceduti vengano restituiti in cambio di un piano di ricostruzione da 3 a 5 anni da realizzare sotto la supervisione internazionale.
Un elemento chiave includerebbe l'aiuto internazionale all'Autorità Nazionale Palestinese per istituire un'amministrazione provvisoria che supervisioni gli affari civili nell'enclave, con il governo che in seguito consegnerebbe il controllo a un'Anp rinnovata, già candidatasi a questo ruolo.
Ma nella Ramallah di Abu Mazenle forze di sicurezza non riescono a controllare Hamas e a tenere sotto controllo polveriere come Nablus o Jenin. Il suo peccato originale? Flirtare con Tel Aviv. A meno che nei colloqui non venga elaborato un governo alternativo, Hamas potrebbe in quel caso rimanere al comando di Gaza. E allora la tregua servirebbe a ben poco.